Marcovaldo in noi
Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una regola, non gli sfuggivano mai: non c’era tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza.
Marcovaldo, Italo Calvino
Marcovaldo ovvero Le stagioni in città è una raccolta di venti novelle di Italo Calvino, la cui prima edizione fu pubblicata nel novembre del 1963 in una collana di libri per ragazzi dell’editore Einaudi.
Il sottotitolo Le stagioni in città si rifà alla struttura dei racconti, associati ciascuno ad una delle quattro stagioni dell’anno. Protagonista è Marcovaldo: uomo sensibile, ingenuo, inventivo e al contempo buffo e malinconico.
Le avventure descritte pagina dopo pagina spalancano gli occhi del lettore, al quale viene mostrato, con delicatezza di penna e di cuore, come la società delle città moderne arrivi ad influenzare le persone ed il loro rapporto con l’ambiente circostante.
La città in cui il romanzo prende forma e colori non è mai nominata a chiare lettere ma si pensa a Torino, dove Calvino ha vissuto e lavorato per molti anni. Questa città è simbolo di ogni città: sullo scenario vediamo apparire grattacieli, ciminiere che sbuffano fumo, cemento, traffico snervante, e Marcovaldo ne è il cittadino per antonomasia.
Pure la ditta Sbav, presso cui Marcovaldo lavora, è simbolo di tutte le ditte, e proprio per questo il protagonista nulla sa di ciò che vi si produce, vende e imballa.
Emerge tra le righe un limpido amore per la natura: Marcovaldo l’osserva e l’ama con profonda devozione.
Non a caso, lo stesso Calvino, nella presentazione all’edizione del 1966, ha spiegato l’amore per la natura e il rapporto con l’ambiente cittadino in Marcovaldo: “L’amore per la natura di Marcovaldo è quello che può nascere solo in un uomo di città: per questo non possiamo sapere nulla d’una sua provenienza extracittadina; questo estraneo alla città è il cittadino per eccellenza”.
Forse, in fondo in fondo, siamo un po’ tutti dei Marcovaldo. Non credete?
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